Il Viaggiatore è alto, snello, distinto, vecchio ma non davvero vecchio. E' seduto composto sulla panchina.
Mio marito Pier sta fumendo in piedi, sotto una lagestroemia dai grandi fiori viola.
Io mi siedo accanto al Viaggiatore, senz'altro meno composta.Per un po' guardiamo in là, oltre al grande verdissimo prato che si stende da quello che era un secondo binario, ora dismesso, sino alle colline color fumo.
Giornata di fine luglio gloriosa questa, sole, nuvole bianche alte come torri, azzurro, brezza, neanche fossimo altrove e non nel velenoso catino padano.
Per un bel po' continuiamo a guardare in là silenziosi, il Pavia Alessandria dovrebbe arrivare tra non molto. E' lui il primo a parlare:
"E' l'oltrepo quello, e' lì che finiscono tutti i soldi. Per la Lomellina non rimane niente."
Silenzio di nuovo, entrambi però ci mettiamo ad osservare con più attenzione le colline del nemico. La zona dei vini fini, il Donelasco, il Sangue di Giuda, il Riesling,la Croatina amara, la zona dei rustici ristrutturati con eleganza, delle feste esclusive, del salame di Varzi, lì si sta al fresco,
Noi invece viviamo all'Inferno. Anche se oggi è meno inferno del solito.
Confesso di non aver mai visto la stazione di Mede. Mi sorprende, ripari, pensiline, posti a sedere e intorno una bella piazza ampia, fiancheggiata da certe ville inzio novecento perfette per un set cinematografico, colori tenui, linee armoniose e un po' di liberty che si insinua, c'è persino un baretto con la pergola e i gradini, appartiene anche lui all'altro secolo.
E il grande viale che conduce alla stazione è ancora alberato. Dico ancora perché a Valle Lomellina, dove viviamo ora, gli alberi li hanno tolti tutti, percorrere lo stradone che conduce al treno in estate è un incubo, una volta arrivati poi ti ritrovi in un incubo ancora peggiore, il sole dardeggia e non c'è un filo d'ombra, la sala d'aspetto chiusa per timore di vandalismi, sporcizia ovunque, è sporco anche qui a Mede devo ammetterlo, la sporcizia ormai è un tratto saliente dell'intera Lomellina.L'amico scrittore e poeta Davide , un altro milanese per metà in fuga per metà in esilio come me, ricorda che anche alla stazioncina di Valle c'era un piccolo bar locanda, fungeva da albergo, oggi è stato assorbito dagli stabilimenti della Curti riso. Una costruzione incombente che fa da contraltare alle rovine della SIF, società italiana furforolo. Area inquinatissima, uno dei tanti disastri ecologici locali.
Racconto tutto questo al Viaggiatore che assente con gravità.
Gli alberi, dice, una volta a Mede nel viale dell'ospedale c'erano addirittura due file di tigli , una galleria arborea maestosa, sotto ci faceva quasi freddo, poi un sindaco ha fatto abbattere una delle file.
I tigli davano fastidio alle villette spocchiose che andavano spuntando come funghi, celebrazione di un nuovo benessere, di una nuova modernità.
Le villette spocchiose sono una delle afflzioni di questa povera terra.
Era una meraviglia, continua il viaggiatore. tutto quel verde scuro e denso, quasi nero.
E oltre i tigli c'era il grano.
E la vista si perdeva.
L'altoparlante annuncia l'arrivo del treno che nè Pier nè io in realtà dobbiamo prendere. Il viaggiatore si stupisce.
"Giornalisti?"
No, sognatori vorrei rispondere
Ma non rispondo. Sorrido e lo saluto con la mano.