lunedì 2 settembre 2024

Ultima estate nel paesello Ghetto


 

L'ultima estate nel ghetto.

Ce lo siamo ripromessi. Non ce ne sarà un'altra, Dieci anni e passa d'incubo. Il Paesello, diciamocelo, è invivibile e non è un vero Paese. Somiglia più a  un ghetto.

Nei ghetti l'atmosfera è soffocante, in estate si muore, non c'è verde, nei ghetti il prepotente la fa da padrone e il mite soccombe, regnano paura, claustrofobia, botte, frastuono, droga, sesso triste, un po' come nella Terra Desolata di Elliot,

L'amore è finito, il velo, non so se quello di Maja,  è caduto. ogni incanto perduto. 

Vedo il Paesello per quello che è, a modo suo molto moderno anzi post moderno, una manciata di case o fatiscenti o ristrutturate con pretese di eleganza e di lusso: non  fosse per l'arroganza che esprimono potrebbero far tenerezza.

Malassortite le case, malassortita la gente, se c'era una comunità oggi non c'è più, resistono giusto un paio di agricoltori, immagino incalzati dai cinesi, risaioli di classe i cinesi, pensandoci bene il numero degli agricoltori si è ulteriormente ridotto perché uno dei due è fallito e se ne è andato chissà dove. C'è poi una famiglia, con qualche origine locale,  che fa da asso pigliatutto, un cognome molte case, e poi ci sono gli altri, i foresti, illusi o poveracci o entrambe le cose. Tra questi noi. 

Coppia nell'arte e nella vita. Siamo le Stellerranti. O eravamo? Musicisti, preparazione classica, concerti originali tra teatro e musica, sacro e profano, colto e popolare. Un tempo.

Oggi siamo due disperati tra i disperati. Siamo diventati perfetti abitanti del ghetto. Categoria miti che subiscono.

Qui abbiamo vissuto l'allucinante spettacolino dell'uomo massa, individualista e feroce, in questo sta la modernità del Paesello: servizi inesistenti, inquinamento e disalberazione, socialità e cultura ridotti a meno di zero compensati da devastazione, chiasso, incuria, siamo spravvissuti tra rifiuti, macerie, abusi edilizi,  insulti, minacce di morte, provocazioni continue.

Con quali colpe? 

Forse di rincorrere l' utopia ingenua di una grazia modesta ma dignitosa, non lussi o straccioneria, il tentativo di Essere e di Esserci. Il tentativo di cura di quel che ci sta intorno. Imperdonabili  

No, non possiamo rispondere per le rime: a volte il nostro lavoro d’artisti ci porta ad avere a che fare con situazioni che richiedono una fedina penale immacolata e dobbiamo essere cauti. Poi c'è l'etica. Quasi un' eresia. 

Lavoro d'artista che ci è stato di fatto interdetto, a noi è vietata anche una sola nota, secondo fini estimatori la nostra è una musica di merda e teniamo concerti solo per gli amci, quali professionisti! Screditare, isolare, tralascio l'ultimo verbo, non amo sembrare melodrammatca. 

Ti tengono solo in considerazione per le cerimonie più ufficiali nella chiesa del Paesellone, l'unica a ringraziae è la suora che è un'anima gentile, le maestranze ringraziano persino il fiorista ma mai l'organista. 

Forse sono state etica  e gentilezza a guadagnarci le botte: mio marito Pier è stato aggredito per ben due volte. 

La prima volta il Vicino Violento, nome non tanto di fantasia, irritato dal fatto che gli avessimo chiesto di moderare il volume di radio e televisione, dopo notti insonni e giorni infernali, ha cercato di spezzare le dita di Pier, non sapendo quanto elastiche siano le dita di un pianista, mesi comunque di poco lavoro e nessuna solidarietà del Paesello, intanto di musica non si vive e poi noi siamo due che non si fanno gli affari propri, due che parlano di diritti, due della Colonia, così chiamano il Paesello quelli del Paesellone, due cenciosi che abitano nelle catapecchie, cioè le casette di corte, e hanno l'ardire di parlare di rispetto, igiene, decoro e silenzio Due che non chiedono favori. Non sense. 

Da dieci anni siiamo in ballo, volenti o nolenti, con sedute e tribunali.

Il Vicino Violento in Tribunale non si è mai presentato, inizialmente ha nominato come suo difensore d'ufficio un avvocato, quasi suo compaesano, radiato dall'Ordine per reati di ndrangheta, all'epoca della prima udienza l'ex avvocato non era nemmeno libero perché stava in carcere.

Per le altre convocazioni il Violento ha lasciato carta bianca agli avvocati d'ufficio. Sette anni per la prima causa. Siamo alla condanna numero tre in sfavore del nostro eroe, condanna che si aggiunge a precedenti giovanili e meno giovanili, un curriculum di un certo spessore. ma il brav'om se ne impippa  e le cose vanno come sempre. Forse si smuoverà qualcosa quando  tutti quanti, buoni e cattivi che si sia stati, saremo morti e sepolti. Come dice un'amica leguleia: i tribunali non mettono mai in esecuzione.

Nel frattempo ci siamo rifugiati sull'Appennino, c'è stato il Covid, siamo dovuti tornare perché abbiamo finito i soldi, il nostro ha aggredito Pier una seconda volta, fratture alle costole. .

Forse questa storia è un storia piccola con delle sfumature  che la fanno sembrare la classica bega tra vicini, credo però racconti qualcosa sul degrado, mia opinione. Inutile dire che per i Vicini Malvagi siamo noi ad essere i Vicini Malvagi, 

Nel Paesello intanto cresce la vocazione al malaffare, lo spaccio, il business degli alloggi comprati a due lire, affittati o venduti ad altri senza un quattrino, il sabato sera poi al delirio normale si aggiunge il delirio del sabato sera,  colpisce soprattutto felini e tassi, la moria è impressionante. Del resto è impressionante anche il numero dei cancri del  Paesello, nella sola nostra corte siamo fuori da ogni statistica. Non importa niente a nessuno. Insomma il ghetto.

Il Paesello è comunque un ghetto blasonato, abbiamo avuto cinquanta cani stipati nell'alloggio di fianco al nostro, lo stipatore è ancora on the mark se interessa. Dimenticavo: i cani sono in regolare affido da parte dell'Azienda Sanitaria che compensa, non tanto lautamente ma compensa, Mister Stipatore, un altro pieno di alloggi dove sposta le bestiole come nel gioco dei dadi del metrò. Dove sono i cani? Sono qui! No sono in un altro posto...Una taramasca. ( parola lomellina circo, sarabanda, corteo stregato)

Titoli e clsse sociale più elevata degli abitanti non contano, noi ad esempio siamo stati oggetto anche delle rappresaglie velenose del Sciur Dutur, altro Vicino, categoria illuso, sottocategoria illuso incattivito che si fa prepotente e rbaldo. 

Uno che, forte della sua posizione, ha persino impunemente ospitato, non certo  per umana pietas, due disgraziati in un box che non aveva né acqua né servizi, tutti sapevano, tutti si facevano gli affari loro.

Si è profuso il  Sciur Dutur, coinvolgendo compagne, amici e parenti, in maldestri concertini di chitarra elettrica, animazione con tuono car, feste di dodici ore e passa  con tanto di impianto professionale e centiania di persone, eravamo ancora nell'era delle restrizioni dovute alla pandemia. 

Il Sciur Dutur non è però un vero villain è piuttosto il solito cittadino buggerato, ha comprato ad un prezzo assurdo per la zona, vagheggiando piscine e prati all’inglese, e si è ritrovato  un brutto fabbricato fintamente e malamente riammodernato, un terreno indomabile e un cancello che non può mettere. La splendida magione, al pari delle catapecchie, è gravata dalle servitù attive, iattura o fortuna del mondo rurale, noi per accedere al nostro giardino dobbiamo forzatamente passare dal suo fondo  e da qui il livore, ereditato di proprietario in proprietario Una faida. 

Siamo tutti dei buggerati in questo posto perché, per il prezzo che hai pagato e paghi, in tutti i sensi, quello che ricevi è niente.

Un ex abitante che è riuscito a vendere, dovrei scrivere a svendere,  mi ha confidato "comprare casa al paesello è stato l'errore più grande della mia vita".

Se la rideva un pomeriggio uno dell'amministrazione, uno che viene dal primo comune lombardo sciolto per mafia, uno che non paga nemmeno la pigione, a lui le cose le regalano, se la rideva e diceva"non sono mica scemo a comprare casa qui". 

Ce l'avesse detto prima!

Quest’ultima estate, non è la prima, siamo stati praticamente buttati fuori di casa, scacciati dal continuo marasma sonoro del Vicino Violento, dalle sue intimidazioni, barricati e prigionieri negli indispensabili momenti di permanenza. 

Difficile comunque trovare un vero rifugio nel Paesello, le case sono un tripudio di permessi e condoni impossibili, costruzioni magari in eternit e forati senza allacciatura alla fogna, nessun rispetto per le distanze, semplicemnte non dovrebbero esistere o si dovrebbe revocarne l'abitabilità ma siamo appunto al Paesello. 

Siamo scesi sotto la soglia del niente. Adesso abbiamo meno di niente. Nemmeno la casa e un minimo di libertà personale. Forse sono gli altri ad averne troppa e non ne rimane per noi. Altro che habeas corpus.

Il Paesello che non è un paese è abbandonato, ringhioso, l'ultima tromba d'aria ha divelto la croce del campanile che ora penzola  misera e storta. Amen.

Il Paesello in estate ha la febbre, è nudo e riarso, da che stiamo qui sono stati abbattuti più di dieci grandi alberi. L'albero e i rami sono il Male. questo è forse l'unico retaggio del mondo contadino cattolico, quello  che vedeva la natura come perversa, bene incarnata dalla sirena bicaudata della bellissima basilica in arenaria di San Michele a Pavia, un simbolo del demonio. E pure femmina. 

Retaggio che si sposa benissimo con  cementificazione e devastazione ambientale. 

Il Paesello è sporco: diserbo, corti, terreni  e campi pieni di pattume. D'ogni genere. La Lomellina tutta pare avere questa funzione di pattumiera

Di una cosa però  sono sicura:  un giorno noi con tutti i gatti della colonia, croce  e delizia, altra battaglia, ce ne andremo dal ghetto. Alla maniera dei personaggi di Chagall, Ci faremo crescere le ali e voleremo via. 

martedì 2 aprile 2024

Storia di Sandra, una Miss Marple in Lomellina

Sarebbe perfetta.

Occhi azzurri, pelle chiara, un accenno tenue di rosa sulle guance.

Lineamenti delicati. Inglese britannico, cesellato, ma senza fronzoli, da vecchia scuola. Sguardo penetrante, osservatrice acuta, non sempre benevola, non del tutto,  ma in ogni caso comprensiva.

Una perfetta Miss Marple, 


Se fosse un'attrice. 

Ma Sandra al secolo Alessandrina Raitieri, non è un'attrice e non è nemmeno inglese, è una teacher in Lomellina. Una teacher di inglese.

Nasce a Candia, dove ancora vive, a quelli della zona succede di incontrarla mentre passeggia con i suoi bastoncini da north walking, svelta ed eretta nonostante le ottantanove primavere. 

Non è un'attrice ma ha un suo palcoscenico, la biblioteca Piero Maggi dove tiene i suoi incredibili corsi di conversation.

Fa star bene, in certi tardi pomeriggi d'inverno, vederci tutti seduti lì, lei come capotavola e noi intorno, laici discepoli un po' sui generis. 

Laico è un aggettivo che descrive bene il pensiero e i molti punti di vista sulle cose di Sandra. Una libera pensatrice si sarebbe definita un tempo. Una che non ha troppi pregiudizi o paraocchi. 

Più inglese degli inglesi tiene banco, con grazia e misura incomparabili, tra studenti che più eterogenei di come sono non  potrebbero essere, per età, preparazione, aspettative, lei però  ci sa fare e , a tratti ti trascina lontano. E' un incanto tutto speciale. 

Qualcosa di simile alle ormai passate veglie contadine, con la vecchia saggia al centro che  condivide il suo sapere con la comunità.

Una Grande Madre. In fondo anche Miss Marple e anche Sandra sono delle "que sabe", le donne che Clarissa Pinkola Estez definisce  "Donne che corrono con i lupi ". La Que Sabe è “colei che sa”, l’Anziana, la Saggia. Donna, a volte “madre”, a volte “nonna”, altre volte “matrigna”, spesso “strega”. Altre volte tutte queste figure insieme.

Una insomma che tiene acceso il fuoco per la tribù, perché nessuno perda la strada e perché  il buio non vinca la sua eterna battaglia con la luce.

Sandra non ha solo questa vis ancestrale, è anche moderna anzi modernissima. In un certo senso lei è una story teller, si appassiona e ti appassiona a vicende come quelle legate alle feste ebraiche, ai vari popoli della Great Britain and Ireland, agli effetti nocivi della cocaina sulla vita affettiva e sessuale. allo stupro di Artemisia Gentileschi, che sempre le suscita una profonda  indignazione, al discorso di Kennedy, che invece la commuove,  il celebre I have a dream...Ich bin ein berliner, tenuto a Berlino ovest nel 1957, l'anno in cui venne eretto il famigerato muro, 

Nell'incipit parlo di attrici e di palcoscenici, non sorprende quindi che uno dei maestri di Sandra  sia  un attore, John Peter Sloan, cabarettista di Zelig, il  locale milanese che, negli anni scorsi, ha sfornato ialcuni tra i  migliori  comici teatrali e televisivi

Oggi John Peter Sloan non c'è più, rimangono i suoi libri didattici, gli amici, i compagni di lavoro e quelli che da lui hanno imparato così tanto sulla lingua inglese. 


Tornando alla nostra protagonista, chi giudica il mondo in maniera stereotipata, si chiederà magari da dove venga tutta questa originalità, questo spirito indipendente, ad una donna nata in un piccolo paese un po' ai confini di tutto, di regione, dialetti, cultura, costumi, quei folkways cari all'antropologia, che sono un incrocio tra Lombardia e Piemonte...

Di sé stessa dice che è stata una bambina felice.

I suoi avevano un albergo- ristorante il San Michele, allora Candia lomellina era molto più grande e popolata, c'erano negozi, un buon servizio ferroviario, oggi ripristinato ma, nonostante la tecnologia più avanzata, molto meno efficiente.

Arriva la guerra e quell'universo circoscritto e felice va in frantumi, il padre, nonostante non sia più giovanissimo, viene chiamato alle armi, la madre riprende il mestiere di sarta che in gioventù aveva intrapreso con successo, dopo aver studiato all'Atelier Meravilleus di Torino, e lasciato con dispiacere una volta sposata per dedicarsi, com'era tipico dell'epoca, alla famiglia. 

Ad un certo punto il padre sarà ricoverato in ospedale a Vigevano, dove trascorre un periodo lunghissimo tra la vita e la morte, la bambina, ora più grande e meno felice, lo rivede dopo mesi, smagrito, irriconoscibile.

L'albergo intanto viene sequestrato dai tedeschi. Sandra e la madre provano quasi pena per i ragazzi austriaci, soldati semplici, sempre gentili,  e forse anche loro costretti a quella guerra dopo che Hitler, nel 39, aveva invaso Austria e Polonia, annettendole con la forza. 

E' un tempo cupo quello, il gerarca di turno, il Bardelli, piomba di continuo in casa loro cercando il padre che, finalmente guarito, per salvarsi ha dovuto comunque andarsene, nascondersi e ancora una volta lasciare la famiglia, 

Sandra ricorda soprattutto il battere degli stivali. Quando quell'uomo tremendo perlustrava la casa, frugando ovunque, a lei tremava  il cuore. 

Rammenta anche  l'arrivo dei mongoli, così in paese chiamavano, confondendoli con i turcomanni alleati di Hitler,  i marocchini, alleati, che distribuivano cioccolata dalle camionette. 

Alla fine del conflitto la madre continuerà con la sua sartoria ormai avviatissima, il padre gestirà una mensa, Sandra è ormai cresciuta e la mamma decide di regalarle un lungo soggiorno all'estero, come ragazza au pair presso una famiglia inglese che l'accoglie con gran calore e un terribile piatto di spaghetti infilati crudi nel forno. In omaggio alla sua italianità. Si sa noi siamo pizza, mandolino e... spaghetti.

Tra gli episodi indimenticabili di quella permanenza c'è l'incoronazione della venticinque Elisabetta, di solo qualche anno più grande di Sandra, nell'Abbazia di Westminster, nel 1953. 


La BBC filmò l’intera incoronazione, fu il primo video ad essere trasmesso in eurovisione, e per molte persone fu il primo evento in assoluto visto attraverso il piccolo schermo. 27 milioni di persone nel Regno Unito, su 36 milioni di abitanti, seguirono la cerimonia, mentre 11 milioni erano sintonizzati sulla radio. Tra i tanti giornalisti stranieri c’era anche Jacqueline Bouvier che, prima di diventare la First Lady degli Stati Uniti d'America, meglio conosciuta come Jackie Kennedy, era un'inviata per il Washington Times-Herald.

Com'è come non è Sandra sembra possedere questa proprietà, mescolare la storie personali con la storia di tutti, la storia grande, le stories con la History: guerre, incoronazioni, famiglia, malattie, anche gravi, superate con la forza che le è propria.

Naturalmente dell'inglesità ha assorbito un certo riserbo, così alla mia richiesta di farle una sorta di intervista mi ha dato giusto un assaggio, una sua testimonianza  sulla guerra, scritta per un'altra occasione, mi ha detto però di aver sempre tenuto un diario. Chissà!

Come dicono gli inglesi Will see. 


John Peter Sloan (Birmingham, 27 febbraio 1969 – Menfi, 25 maggio 2020) è stato un insegnante, comico, cabarettista, attore teatrale, commediografo e regista teatrale inglese.

 

Clarissa Pinkola Estès (Indiana, 27 gennaio 1945) è una scrittrice, poetessa e psicoanalista statunitense, specialista in disturbi post-traumatici.

Nata da una famiglia ispano-messicana, all'età di 4 anni è stata adottata da una famiglia ungherese. È cresciuta nei pressi della frontiera del Michiana, a nord del Midwest. Verso la fine degli anni sessanta è emigrata a occidente, in prossimità delle Montagne Rocciose, dove è vissuta a contatto con persone provenienti dalle più svariate parti del mondo. Si è laureata in psicologia etno-clinica e si è poi specializzata in psicologia analitica.

È stata direttrice del C.G. Jung Center di Denver.

Nei quattro anni successivi al massacro alla Columbine High School si è occupata del sostegno psicologico alla comunità. Dopo l'11 settembre 2001 ha lavorato con i sopravvissuti e con i familiari delle vittime della costa occidentale e orientale degli Stati Uniti.

Ha ricevuto il Las Primeras Award, “The First of Her Kind” dalla Mexican American Women's Foundation, Washington D.C, e il Primo Premio Joseph Campbell “Keeper of the Lore”. Ha inoltre curato l'introduzione all'edizione per il centenario della nascita di Joseph Campbell de L'eroe dai mille volti

Da sempre impegnata nel sociale, ha fondato la "Guadalupe Foundation", un'organizzazione che si occupa di trasmettere via radio delle brevi storie che hanno lo scopo di istruire le popolazioni africane su questioni di salute e igiene.[4] Nel 2006 è stata ammessa alla Colorado Women's Hall of Fame, un'organizzazione che dà riconoscimenti alle donne che hanno contribuito alla storia dello Stato del Colorado.

Il suo primo libro, Donne che corrono coi lupi, è stato accolto con estremo favore da critica e pubblico ed è rimasto nella classifica dei best seller del New York Times per tre anni.



venerdì 5 gennaio 2024

La Libertà e il Paesello


La libertà. Di essere, di esplorare, di migliorarsi, di conoscere, di rimanere in vita, di godere, il più possibile, di buona salute, di amare, di esprimere la propria opinione, la propria personalità, la propria sessualità

La libertà è preziosa. E' una conquista sociale e personale. E' un percorso di individuazione, non di individualismo, fondamentale. 

La libertà è talvolta inebriante soprattutto se, per un qualche motivo, ne siamo stati privati, una dittatura, il carcere, situazioni legate a malattie, vessazioni,  povertà estrema.

La libertà è importante per noi e per il prossimo, una libertà che non riguarda tutti non è vera libertà, è privilegio.

In primis certo riguarda noi stessi che  siamo il prossimo più prossimo che ci sia,  in secundis riguarda il prossimo meno prossimo, i cosiddetti altri. Non rispettando la libertà degli altri, abusando della nostra, finiamo con il limitarle entrambe, più grave resta però la limitazione di quella altrui. Ce lo hanno insegnato a scuola. E' un concetto fondamentale, filosofia comprensibile a chiunque. 

Senza scomodare filosofi e sociologi e compagnia bella,  l'uomo di solito vive in una sorta di patto con i propri simili e questo patto ridimensiona un pochino la nostra volontà che diventa, giusto un pizzico, meno sovrana e assoluta-

Nella città vediamo di tutto e di più. va da zona a zona, da quartiere a quartiere, gli stili di vita e di pensiero si mescolano e rimescolano di continuo. Accanto ad istanze etiche e virtuose troviamo senz'altro atteggiamenti prevaricanti, solitudini, indifferenza da parte di chi dovrebbe proteggerci, violenza. 

Nella campagna , poco soggetta a controlli, un po' abbandonata per dirla tutta, e persino nei luoghi turistici, quelli che di bellezza vivono, tutto è confuso. .

Nelle località meta di gite e villeggiature il profitto privato , intrattenimento, ristorazione ecc... fa da padrone, rendendo questi posti alieni, invivibili. Brutti. Per chi ci vive che si estranea dal proprio territorio, buono solo per essere sfruttato e non più amato, e per chi ci viene a divertirsi che, senza averne consapevolezza, perde l'occasione di un'esperienza vera e si limita a consumare, ed essere consumato. Divoratori e divorati.

Nei Paeselli come il mio la libertà spesso significa degrado totale. del paesaggio, delle architetture, dei rapporti umani.

Il bis pensiero dell'abitante medio del Paesello, che sia autoctono o cittadino che vuole vivere in campagna, è più o meno questo:

Ascolto radio, stereo e televisione a volume alto per tutta la notte e anche per tutto il giorno, la mia emissione sonora è continua e perfettamente udibile a tutti quanti, . A me piace la musica e chi non apprezza vada altrove

Non ho voglia di affannarmi a smaltire come si deve oggetti ingombranti e  rifiuti in genere, accumulo quindi tutto quanto in bella vista fuori dalla mia porta e in ogni spazio disponibile, nei campi, nei pochi boschi superstiti, in riva ai fiumi, se a qualcuno non va bene che non rompa.

Voglio edificare una casotta con materiale di recupero, lamiere, ondulati, ferraglie, magari con fondamenta in muratura così sta in piedi meglio, ci aggiungo un paio di finestre che guardano dritto nella camera da letto del dirimpettaio, se gli dà fastidio che usi le tende e vada a quel paese, altrimenti gli tolgo la voglia di discutere con una battuta ben assestata o chiedendo un favore a chi so io. 

Voglio mettere un cancello perché così divento "casa indipendente" e valgo di più sul mercato, e se impedisco al vicino, che avrebbe diritto di passaggio, di andare nel suo giardino tanto meglio così non mi passa davanti a casa, se non è d'accordo gli faccio vedere i sorci verdi. 

In generale non gradisco remore nell'esercizio delle mie voglie. Di natura sessuale magari, sono maschio quindi predatore come si conviene ad un maschio, amo mostrare la mia potenza  e i miei costumi disinibiti e superiori, da persona aperta. Se sono donna amo apparire moderna, priva di sciocchi tabù, perennemente seduttiva, in città si deve stare attenti, c'è una facciata da mantenere ma qui...se i bigotti hanno da ridire è perché sono invidiosi. 

Ho anche bisogni aggregativi che soddisfo  con feste faraoniche, amplificazione da stadio e pazze nottate e magari trovo anche il modo di risparmiare un po' sulla corrente, non c'è mai nessuno che controlli. Al diavolo i ficcanaso! 

Non sono negoziabili le mie opportunità di guadagno e di svago. ad esempio spacciando e assumendo sostanze che mi tirino un po'su di giri, stipando cani e gatti da vendere o in affido ASL senza rispetto di niente e nessuno, tantomeno degli animali, tenere orti che sembrano discariche,  in una parola io voglio, voglio, fortissimamente voglio godermi la vita nel relax della campagna, ne ho diritto,  se sei moralista chiuditi in casa e fatti gli affaracci tuoi. 

E vai di provocazioni e angherie per affermare queste dubbie libertà. .Norme e regolamenti  appartengono ad altri universi. Non qui. Non ora.

E la tua libertà presto viene seppellita , letteralmente, dall'immondizia, dal chiasso continuo, dallo sconcio edilizio, dalla devastazione sistematica di quel che potrebbe essere meraviglioso e non lo è più. Patrimonio dell'Umanità, Sito di Interesse Comunitario, Riserve.... Definizioni remote, altisonanti, vuote. . 

Che spreco e che perdita! Un vero peccato. L'accezione cristiana di peccato non centra molto. O sì?

Certo l'idea di peccato come quella della libertà come la intendo io  fanno ormai  parte, in buona compagnia della democrazia e dello stato di diritto, delle grandi narrazioni passate. Irrimediabilmente passate! Il mondo sta riscrivendo le regole e la surrealtà trionfa, la definizione surrealtà  non è mia.