giovedì 30 dicembre 2021

Gatti e scarpe. Per Bianca Garavelli.


Sembrava dovessimo diventare grandi amiche. Ci siamo annusate e ci siamo piaciute. Dopo qualcosa è cambiato, sotto sotto forse la reciproca diffidenza tra la stanziale, legata alla terra, al posto dove si nasce, e la mezza zingara, anzi un quarto zingara e un quarto strega. 

Non che Bianca fosse aliena al sovrannaturale, anzi, ma era un sovrannaturale ordinato e nobile, ad esempio l'astrologia tra medioevo e rinascimento, è stata la prima a farmi notare tutti i riferimenti del cielo dantesco, sia quello personale sia quello letterario. 

Era una grande appassionata di gatti, quando l'ho conosciuta ne aveva uno già vecchiotto, si chiamava Rambo, era del padre, un'eredità. 

Mi stupì e mi piacque la casa vigevanese, disordinatissima con pile di libri ovunque. Gliela dipinsi di verde acqua, il suo colore a ripensarci, e già progettavo interventi decorativi su muri e armadi, non è mai successo. E non sono più tornata in quella casa. Così intensamente Bianca. Una Bianca libera,  selvaggia quasi. Una casa piena di scarpe, tanto che la soprannominai subito Imelda Marcos, discutibile figura della politica filippina nota, nell'immaginario collettivo, per la sua collezione di calzature. 

Con la tipica generosità bianchesca e imprevedibile ci mise a disposizione l'appartamentino milanese in più di un'occasione. Un nido sui Navigli, intimo, quasi cortigianesco ma, al tempo stesso, convenzionale. Mi intrigava come mi intrigavano, e mi intrigano, i suoi studi su Christine de Pizan. 


Immaginai persino una Città delle Dame in versione attualizzata, rosa ma colta, Bianca mi sembrava perfetta per la sfida. Glielo dissi. Non ho mai saputo come avesse preso la cosa. Temo non benissimo

Era sfaccettata Bianca, il nostro tempo migliore l'abbiamo avuto nel quasi tour di presentazione di "Amore a Cape Town", romanzo ispirato ad uno dei tanti suoi viaggi. E al tema dell'amore naturalmente. 

Certo per una come me che predica il chilometro zero, il turismo sostenibile, il no logo e il non accumulo, era difficile a volte. Intendo gli spostamenti ad alto consumo, l'abbigliamento strafirmato. Aveva però stivali bellissimi, sempre. Ed era una delle rare donne con belle gambe. Alle donne con belle gambe viene da perdonare tutto.

Inoltre non era mai pesante o troppo critica nei confronti di stile di, come il mio, tanto lontani dal suo.

Persino quando arrivavo con la chioma riccia increspata da certi esprimenti di lavaggio ecologico, magari con prodotti fabbricati da me, credo le facessero accapponare la pelle, i prodotti e il risultato, ma lo teneva per sé.

Ci fu poi il Trittico Dantesco, tante edizioni, alle quali noi Stellerranti partecipammo in veste musicale, e teatrale. Piuttosto criticati, Vigevano non ama gli sconfinamenti e la cultura deve essere sempre un tantino paludata ed esibita come tale. Ben riconoscibile, classica o pop o altro che dir non saprei. L'importante è l'etichetta. E' l'Italia ad essere così, non solo Vigevano. Bianca  tirava dritto e ci traghettava, tutti quanti, oltre ogni possibile contestazione. 

Era brava in questo, incedeva radiosa in mezzo ad ogni situazione. Radiosa come il pomeriggio in cui approdò per la prima volta a casa nostra, abitavamo a Vigevano allora, era vestita di bianco, bionda, non naturale ma il colore le donava, le conferiva un fascino di madonna cinquecentesca..

Grazie a lei incontrammo la violinista Lydia Cevidalli, una delle nostre collaborazioni più belle degli ultimi anni. Ci esibimmo all'impronta tra i tavoli del ristorante, durante una cena del Rotary, alla maniera dei klezmorim. Bianca aveva un'abilità diplomatica e salottiera  peculiare. 

Riusciva a far sembrare tutto di un certo livello anche concorsi di poesia che trasudavano il lato deteriore della paesanità. In quanto membro dell'intellighenzia locale le toccava partecipare e far da giudice, ci riusciva con grazia ineguagliabile. 

Del resto si era distinta nel rocolo dei poeti milanesi, quasi tutti maschi e provvisti di un ego impressionante, al di là degli indiscutibili meriti artistici. 

Ecco credo che la si possa descrivere così. Una che si distingueva. 

Ti saluto cara Bianca. Non credo ci rivedremo mai ma ti saluto. Con un'intensità e una commozione che quasi mi sorprendono . 






martedì 14 dicembre 2021

Esorcismi, fanghi e 'ndrangheta. Il Male in Lomellina.

Magari passava di lì per caso. O per curiosità, gli intelligenti sono sempre curiosi. Credo gli piacesse respirare la folla, gli umori, le atmosfere. E' un pretino vecchio vecchio dallo sguardo gentile ma pieno d'arguzia, dopo aver ascoltato attentamente la nostra esibizione, si avvicina e mi chiede se voglio andare a cantare nella chiesa dove tiene messa, io rispondo un sì un po' sorpreso. Se ne è andato prima che riuscissimo a combinare e oggi mi dispiace moltissimo. Qualcuno ci immortala, il pretino ed io, e la foto fa il suo giro. Quel pomeriggio contro i fanghi eravamo tanti, era il marzo del 2015, la primavera sembrava arrivata d'improvviso. Tiepida. Radiosa. Il pretino è Don Giovanni Zorzoli esorcista, la Lomellina ha una vocazione per l'esorcismo, forse come rimedio all'altrettanta vocazione per le tenebre. Così mi viene da pensare che Don Zorzoli non fosse lì per caso. Me lo rivedo come un Guardiano della Luce, ormai anziano ma in prima linea. Contro il Male. Sempre. 

Di lui mi parlò Rinaldo Bernardi, giornalista, alchimista, antropologo, un altro degli strani incontri di questi luoghi  al confine di tutto. Nel suo saggio "Sileno" racconta proprio del Male locale. Al tempo della lettura non capii bene. Certe cose non le capisci, e non le vedi, sino a che non cominci a capirle e a vedere. 

Dopo il 2015 arriva il 2017, l'anno degli incendi dolosi ai capannoni stipati di rifiuti, il più clamoroso è il rogo della ditta Eredi Bertè, di nuovo una manifestazione in piazza a Mortara, siamo in settembre.  Ora Basta si chiama il comitato di cittadini, non una grande  manifestazione, le Stelle partecipano ma c'è qualcosa di smorto. Oggi una piccola e coraggiosa associazione Lomellina Futuro Sostenibile si batte per costituirsi parte civile nel processo in corso e per sensibilizzare i cittadini, è strada difficile, i soldi sono un problema, vorremmo anche fare un concerto per raccogliere dei fondi ma non è semplice, gran parte della popolazione non sembra interessata né all'ambiente né alla cultura, saziata da esibizioni narcisistiche e dilettantesche, protagonismi effimeri. Intanto il degrado cresce, rifiuti ovunque, sogni di poli logistici che significano cemento e ancora cemento, un'agricoltura dei veleni che non vuol cambiare.. 

E la 'ndrangheta che la fa da padrona, non è più penetrazione è un dato di fatto, 'ndrangheta è il vicino di casa, come abbiamo sperimentato, uno che cerca di spezzarti le dita perché, alla sua richiesta di dargli del lavoro, una volta incautamente hai accettato, sembrava un poveraccio, faceva pena. Poi capisci che quel lavoro sarebbe durato all'infinito, a suo piacimento, un pizzo insomma, e ti sottrai, con garbo certo, rifiutando però però di sottostare ai suoi motteggi al suo sfottò, al suo sfruttamento. Un pizzo, di colpo lo sai anche se non l'hai mai saputo. Quando cominci a capire e  vedere non smetti più. Ci vorranno più di sette anni per la sentenza, mai si è presentato in tribunale, nemmeno si è presentato il suo avvocato di fiducia in carcere per 'ndrangheta. Sette anni d'inferno, di minacce, di chiacchiere screditanti, di inviti a ritirare la denuncia, di vessazioni più o meno sottili. Dopo la mia mastectomia decidiamo persino di andarcene. Ora siamo tornati.

La 'ndrangheta:

Nel bravo ragazzo che spaccia coca e parla persino il dialetto di qui, perché è di qui. 

Nelle amministrazioni che fanno dei bandi, dei favori, degli aiuti, degli interventi pubblici concessi o negati, merce di scambio. E di ricatto in qualche modo. Chi prende i pacchi alimentari, uno spreco vero e proprio per molti aspetti, non fosse che la roba è in scadenza o già scaduta, diventa un parassita, uno da disprezzare, gente per cui non ci si dà la pena di rispettare la privacy, il colpo di grazia lo assesta poi la maldicenza che ricama e alimenta un immaginario avido di faccende meschine e indifferente alla storia grande. Il tessuto sociale va in pezzi, una manna per le Famiglie.

Nei fanghi sversati, siamo nel luglio 2018, proprio qui nel paesello una puzza acre satura l'aria, bilici stracarichi passano e ripassano, il 20 luglio arriva la sentenza del Tar che vieta lo spargimento di quella particolare partita di fanghi, i bilici smettono di andare avanti e indietro. Anche in questo caso il processo è ancora in corso. 

La 'ndrangheta è più di un'organizzazione mafiosa, è uno stile di vita, di pensiero. Premia il saccheggio delle risorse convincendoti di promuovere sviluppo e ricchezza. In realtà appannaggio di pochi. Agli altri, ai tanti altri, rimarrà una terra desolata.

Premia il Male, così avanza la Notte che forse non conoscerà più alba. Ci vorrebbe il pretino. Con un potente esorcismo dei suoi. 

giovedì 9 dicembre 2021

La ragazza fantasma


 
La ragazza fantasma. Era il pianoforte ad attirarla. E il calore e le voci. O forse la casa ripulita da cima a fondo e ridipinta, solo l'interno però, le facciate alla provenzale arriveranno con la primavera. Faceva già freddo, non troppo ma abbastanza per scoraggiare certi lavori. Della ragazza morta ci parla un vicino, uno venuto dalla città e che di certe cose, data la professione di strizzacervelli, dovrebbe saperne. La compagna si era presentata il primo giorno, incinta, la pancia ben evidenziata dal maglione a righe larghe, un saluto caloroso e una proposta di ingaggio per la festa del paese, alla nostra risposta cauta, non siamo esattamente musicisti da festa del paese, aveva stretto un po' gli occhi, meno calda, di un niente, una sfumatura, ma meno calda. La nostra idea di una biblioteca a prestito privata e di un'associazione culturale era sembrata ancor meno gradita. Ah capisco aveva detto, nel tempo capiremo che il suo ah capisco di solito sta per non capisco e non mi interessa.
La ragazza morta era la figlia di una donna che vive nella corte alle spalle della nostra. Morta di un brutto male, ammalarsi di cancro qui è quasi una certezza. Anche la coppia che ci ha venduto la casa se ne è andata così. La ragazza però è morta giovanissima, alla vigilia delle nozze forse. 
Lo intuiamo dal racconto che si fa cupo, sembra che la poveretta, prima d'essere sepolta, sia stata fotografata con l'abito da sposa e sembra che questi ritratti siano macabramente esposti in sala. 
Così ci mettiamo in testa che la sera il suo spirito bussi alle finestre del retro, quelle a  nord ovest. In cerca di conforto. A bassissimo volume mettiamo le demo del piano elettrico, la musica permea la casa, in repertorio molto Chopin, un po' troppo preciso e con pochi bassi. L'effetto però è delicato, adatto ad una giovane donna. Poi scopriamo che son tutte fantasie dello strizzacervelli, quasi maldicenze, e il fantasma non si presenta più. Peccato. (la foto della nostra cucina è di Giovanni Autore e quella di noi al piano nella Sala della musica è di Alex Morandi)

mercoledì 8 dicembre 2021

Inaugurazioni. La Scala e la Casa


Inaugurazioni. La Scala e la Casa delle Stelle.

Da Don Giovanni a Macbeth. Giuro non è mania di grandezza. Inaugurammo la Casa delle Stelle la sera del 7 dicembre 2011. Ieri sera abbiamo celebrato il decennale. Volendo esser pignoli gli ultimi due anni siamo stati un po' qui, nella Casa delle Stelle del Paesello, un po' là, nel rifugio appenninico, una migrazione non voluta, del resto quante migrazioni lo sono. Ora siamo di nuovo qui ad ogni modo. 

Dal Don Giovanni di Mozart al Macbeth di Verdi. Amo più le opere mozartiane, lo confesso, ma Peppino è Peppino, noi italiani siamo speciali per snobbarlo, avevo un'insegnante che, nel passarmi i segreti di un buon accompagnamento per studiare le arie verdiane, definiva "spatacic e spataciac" le armonie del Maestro. Dal tempo di waltzer di Stride la vampa,, quasi un archetipo del liscio romagnolo, al Va' pensiero, celeberrima aria del Trovatore, rivisitato in chiave populista e destrorsa. Eppure Verdi è geniale, le sue poliritmie e le sue invenzioni melodiche hanno aperto la pista a qualsiasi cosa. Ascoltiamo bene l'ouverture di Otello, è magnifica. Peppino era  baritono e le parti vocali più belle sono per le voci scure di entrambi i sessi. Il mezzosoprano che è in me sentitamente ringrazia. 

L'insegnante in questione comunque, amava il jazz e detestava abbastanza i cantanti lirici, per lui eravamo tutti urlanti e stonati. Perché ci accompagnasse resta un mistero. 

Di Mozart amo la macchina teatrale, un congegno, un orologio come i tanti che i nobili gli elargivano in cambio delle sue prestazioni, provocando nel musicista un certo astio, avrebbe preferito denaro contante.

Questo Macbeth mi è piaciuto così e così, Salsi corretto e un po' spaesato, la Netrebko non saprei, brava attrice, fisic du role, la voce non l'ho mai capita. Forse telegenica come lei. Chailly impeccabile o quasi. La regia di Livermoore fa molto video clip. In ogni caso Viva Verdi!

Ho detto dell'inaugurazione scaligera ora dedico due righe all'Inaugurazione della Casa: c'era anche il Mauro Sabbione. Un portento nel trasporto di cose pesanti. Passa l'uno e novanta e ha un peso adeguato, non eccessivo ma nemmeno in difetto. Viva Mauro. Compositore pop finissimo  a cavallo del millennio e amico fidato. 

A dieci anni di distanza molte cose sono cambiate. Mauro si è sposato, non ci speravamo più. Pier ed io abbiamo fatto concerti ovunque, da Lecce a Lisbona, ci siamo ammalati, abbiamo conosciuto anime belle, momenti d'estasi di una Lomellina quasi immaginaria e persone e momenti di una Lomellina che definirei assassina, abbiamo imparato un po' di apicoltura, di muratura e di giardinaggio. 

Fuori nevica, credo nevichi in tutto il settentrione italiano, un pensiero a Tortugo, l'imprendibile gatto dell'Appennino, l'anno scorso gli avevo costruito un riparo a prova di tormenta. So che c'è chi lo nutre  e lassù i posticini nascosti e al caldo non mancano. Vorrei che fosse qui però. Con lui ho fallito. Non solo con lui. Dei gatti parlerò un'altra volta.




martedì 7 dicembre 2021

Si sente la neve

Si sente la neve, dicono che verrà domani. La presentazione di Morbello purtroppo è saltata, quando il  il  meteo si fa  avverso il saggio si arrende. I due anni sull'Appennino hanno insegnato a Pier e a me che la montagna è severa. La pianura in confronto è uno scherzo. Questa mattina sveglia alle quattro e qualcosa, nell'ordine, apro le finestre, con un certo sforzo, accendo la stufa, mi faccio il the poi cane e passeggiata nordica con bastoncini, sembra concili il funzionamento in contemporanea dei due emisferi. Fuori stelle che sono pezzi di ghiaccio. Al ritorno trovo Pier, seguono caffè e colazione. Amo alzarmi presto, e andare a dormire presto. Dal buio al buio più o meno. Non so come sia riuscita, in tutti questi anni, a tenermi sveglia per concerti e spettacoli, attività serale di solito. Io adoro i concerti mattutini. Non che se ne facciano molti. Parlando di musica: ecco "Racconto d'inverno" piccolo EP tutto dedicato alle feste della luce. Prodotto da Marco Germani ed Elisa Collimedaglia che ha curato la grafica, molto bene mi pare. Gli arrangiamenti sono di Pier Gallesi, le immagini sono mie, la loro digitalizzazione di Cristiano Vassalli. Fuori i pettirossi sembrano gradire le nostre offerte di cibo, sono due, fieri e solitari in mezzo alla pletora dei passeri. Mi viene sempre in mente una scena di Blue Velvet, uno dei film di David Lynch che più amo: mostra un pettirosso ferocissimo, in effetti sono un po' così. Bellisimi però! Il Cd fisico merita ma, in alternativa, potete comunque ascoltarlo su You tube. Pier ha realizzato anche delle basi karaoke. Più o meno:  cantate con le Stelle. Sia luce!

EP Racconto d’inverno: https://youtu.be/F6pjJGpMt0E


Karaoke:


Quanno nascette Ninno e Tu scendi dalle stelle: https://youtu.be/Wd1gVVdURkU


Sankta Lucia - Santa Lucia: https://youtu.be/GmH6up6q9iA


Twelve days of Christmas: https://youtu.be/EXkIN20S12g


Christmas Magic Mix: https://youtu.be/lAD_EdW9Xa8


domenica 5 dicembre 2021

Inverno alla Casa delle Stelle

Musicisti e contadini. Abbiamo davvero bisogno di tante cose per vivere?

Signore e signori benvenuti! Non in un teatro ma in un libro. Altra forma di erranza dell’anima. Un libro che parla di noi, della nostra casa e di una Lomellina stravolta eppure, a tratti, bella da rubarti il cuore. Nelle intenzioni è il primo di quattro, ognuno dedicato ad una stagione. Parla anche di amici, umani e non, che hanno condiviso e condividono il nostro viaggio. Parla di cibo, lavori domestici, itinerari, ricorrenze. Parla dell’arte di arrangiarsi.

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