mercoledì 8 dicembre 2021

Inaugurazioni. La Scala e la Casa


Inaugurazioni. La Scala e la Casa delle Stelle.

Da Don Giovanni a Macbeth. Giuro non è mania di grandezza. Inaugurammo la Casa delle Stelle la sera del 7 dicembre 2011. Ieri sera abbiamo celebrato il decennale. Volendo esser pignoli gli ultimi due anni siamo stati un po' qui, nella Casa delle Stelle del Paesello, un po' là, nel rifugio appenninico, una migrazione non voluta, del resto quante migrazioni lo sono. Ora siamo di nuovo qui ad ogni modo. 

Dal Don Giovanni di Mozart al Macbeth di Verdi. Amo più le opere mozartiane, lo confesso, ma Peppino è Peppino, noi italiani siamo speciali per snobbarlo, avevo un'insegnante che, nel passarmi i segreti di un buon accompagnamento per studiare le arie verdiane, definiva "spatacic e spataciac" le armonie del Maestro. Dal tempo di waltzer di Stride la vampa,, quasi un archetipo del liscio romagnolo, al Va' pensiero, celeberrima aria del Trovatore, rivisitato in chiave populista e destrorsa. Eppure Verdi è geniale, le sue poliritmie e le sue invenzioni melodiche hanno aperto la pista a qualsiasi cosa. Ascoltiamo bene l'ouverture di Otello, è magnifica. Peppino era  baritono e le parti vocali più belle sono per le voci scure di entrambi i sessi. Il mezzosoprano che è in me sentitamente ringrazia. 

L'insegnante in questione comunque, amava il jazz e detestava abbastanza i cantanti lirici, per lui eravamo tutti urlanti e stonati. Perché ci accompagnasse resta un mistero. 

Di Mozart amo la macchina teatrale, un congegno, un orologio come i tanti che i nobili gli elargivano in cambio delle sue prestazioni, provocando nel musicista un certo astio, avrebbe preferito denaro contante.

Questo Macbeth mi è piaciuto così e così, Salsi corretto e un po' spaesato, la Netrebko non saprei, brava attrice, fisic du role, la voce non l'ho mai capita. Forse telegenica come lei. Chailly impeccabile o quasi. La regia di Livermoore fa molto video clip. In ogni caso Viva Verdi!

Ho detto dell'inaugurazione scaligera ora dedico due righe all'Inaugurazione della Casa: c'era anche il Mauro Sabbione. Un portento nel trasporto di cose pesanti. Passa l'uno e novanta e ha un peso adeguato, non eccessivo ma nemmeno in difetto. Viva Mauro. Compositore pop finissimo  a cavallo del millennio e amico fidato. 

A dieci anni di distanza molte cose sono cambiate. Mauro si è sposato, non ci speravamo più. Pier ed io abbiamo fatto concerti ovunque, da Lecce a Lisbona, ci siamo ammalati, abbiamo conosciuto anime belle, momenti d'estasi di una Lomellina quasi immaginaria e persone e momenti di una Lomellina che definirei assassina, abbiamo imparato un po' di apicoltura, di muratura e di giardinaggio. 

Fuori nevica, credo nevichi in tutto il settentrione italiano, un pensiero a Tortugo, l'imprendibile gatto dell'Appennino, l'anno scorso gli avevo costruito un riparo a prova di tormenta. So che c'è chi lo nutre  e lassù i posticini nascosti e al caldo non mancano. Vorrei che fosse qui però. Con lui ho fallito. Non solo con lui. Dei gatti parlerò un'altra volta.




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